Val Montina
VAL MONTINA
Un’area wilderness intrisa di storia
Cortina d’Ampezzo 2008
F.to 23 x 21.5 cm – 132 pp.
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Scritto insieme all’amico Roberto Tabacchi, come il libro Sentieri nelle Dolomiti del Centro Cadore, rappresenta un tributo ad un’area di grande pregio naturalistico, poco conosciuta e ancor meno frequentata, ma anche per questo estremamente affascinante.
Dalla recensione di Ernesto Majoni su Ramecrodes: (Ramecrodes: cronache, curiosità, racconti, recensioni, ricordi, segnalazioni e altro che riguarda la Montagna, in primo luogo le Dolomiti Ampezzane, ma non solo quelle!!!)
Il volume di Danilo De Martin e Roberto Tabacchi Val Montina – Un’area wilderness intrisa di storia (Cortina d’Ampezzo, giugno 2008, pp. 132 con fotografie in bianco e nero ed a colori) impreziosito da più di 150 immagini di animali, boschi, fiori, montagne, opere industriali, paesi ed uomini che rendono le pagine molto accattivanti, descrive nel modo più esaurientemente possibile una valle montuosa del Cadore, posta in Comune di Perarolo e nota per l’ambiente aspro, severo e in pratica ancora incontaminato, ma poco nota anche agli stessi cadorini.
Le caratteristiche uniche della Val Montina, tributaria in sinistra orografica del Canal del Piave, che da Macchietto s’incunea per oltre 1000 metri di dislivello fino ai confini con il Friuli, l’hanno promossa qualche anno fa – prima in tutta la catena alpina – ad “area wilderness“ di tutela integrale, evidenziandone l’eccezionale valore ambientale, botanico e faunistico e dei pochi tragitti che ne permettono la visita anche all’escursionista medio. Del lavoro di De Martin e Tabacchi risulta interessante anche la parte storica, che analizza il territorio del Comune di Perarolo, popolato oggi solo da 300 anime, che in passato si fece conoscere per molte cose: ricordiamo l’epopea del Cidolo e della fluitazione del legname, il lavoro sui magri pascoli e nei boschi e la produzione di carbone vegetale per alleviare le misere condizioni di vita del Canal del Piave, la visita della Regina Margherita.
La narrazione si completa con la storia della centrale idroelettrica, costruita allo sbocco della valle negli anni ’50 e sommersa dall’alluvione del 1966, e di Luigi Zampolli, che ne fu il custode e nume tutelare. Portandoci ai nostri giorni, il lavoro dà conto anche di quel capolavoro tecnologico che è il “Ponte Cadore“, dal quale persino l’automobilista più distratto non può non notare lo sbocco della valle, dove l’uomo, in epoche ormai lontane, operò un parziale sfruttamento, ma dove oggi la natura torna prepotentemente in possesso di quanto le appartiene. Con questo lavoro gli autori, già distintisi per altre pubblicazioni fotografiche sul Cadore, esprimono un autentico atto d’amore per un territorio e un’isola ambientale che, nonostante tutto, fino ad oggi sono riusciti a conservare peculiarità che ne fanno un unicum prezioso.
In conclusione, crediamo che siano ancora pochi gli escursionisti che conoscono la Val Montina per averne seguito i non facili sentieri, che convergono al bivacco “Sergio Baroni“, inaugurato il 10.10.1976 dalla Sezione di Venezia della “Giovane Montagna“ al posto della diruta Casera Alta di Bosco Nero, sotto il Duranno. A costoro, che già sanno, e a chi non conosce una valle dolomitica paradigmatica per la tutela ambientale alpina e simbolo della situazione ideale per il mantenimento di uno stato di selvaggità e solitudine a beneficio spirituale degli uomini, e vorrà avvicinarsi ad essa col rispetto che la sua condizione esige, questa nuova pubblicazione avrà senz’altro molto da raccontare. Leggetela!
moretto maurizio
10 Giugno 2013 @ 17:39
ho visitato la val montina che è molto bella.per cui sono alla ricerca del
vostro testo sulla val montina.
attendo via e-mail dati per rintracciare il testo eventualmente a longarone
moretto