(via @Microsatira)
febbraio 2013
2 Febbraio 2013
Monti, i nipoti e le manovre economiche
territoriarchico campagna-elettorale-2013, monti-bis Cialtroni al lavoro
2 Febbraio 2013
Bersani-MPS: destino profondo …
territoriarchico banche-basta-la-parola, bersani, mps, quelli-del-pd Economia e Finanza
(via @ItaliaOggi)
2 Febbraio 2013
PD e euro: se anche Fassina c’è arrivato …
territoriarchico campagna-elettorale-2013, disunione-europea, monti-bis, quelli-del-pd Crisi Finanziaria, Economia e Finanza, Europatia
In una unione monetaria le tensioni fra le diverse aree (Germania, Italia …) non si possono scaricare con i riallineamenti valutari (apprezzamento e deprezzamento) e quindi si scaricano sul lavoro (deflazionando, cioè abbassando i salari). Tutto ciò secondo la Prima legge della Federazione Intergalattica di cui il pianeta Terra fa parte. Ora c’è arrivato anche Fassina, economista del PD.
Forse la cosa è nota anche agli europeisti testa di cavolo che siedono nell’attuale governo. Come detto ora lo sa – teste di cavolo pure loro – anche chi dovrà a breve prendere il loro posto. Sempre che per governare le due compagini – teste di cavolo – non debbano prendersi a braccetto (cosa più che probabile) per fare una bella ammucchiata. Comunque un passo avanti lo si è fatto (tradotto: sarà il primo governo centro-sinistro-sinistro a tagliare di brutto – giocoforza – gli stipendi al pubblico impiego).
(anche sul BLOZ)
1 Febbraio 2013
il PDL fa outing: Italia paese rovinato dai politici di professione
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Bisogna sedersi da qualche parte per leggere ciò che qualche guru della comunicazione – ignobile testa di birillo – ha avuto il coraggio di “far passare” sul sito del PDL (c’era ieri, ma devono averlo tolto nel frattempo). E’ vero che per essere capito il politico deve parlare alla gente come se avesse di fronte ragazzini di 13 anni (questa è infatti ritenuta l’età mentale dell’ascoltatore medio massificato), ma credo che a tutto ci sia un limite.
“Paese rovinato dai politici di professione” non lo puoi scrivere tu PDL, partito di plastica quando va bene, “rifiuto organico che sta a galla” quando va male. Lo può scrivere – semmai – il Movimento 5 Stelle, ma non tu.
Nelle nostre liste non abbiamo voluto quelli che hanno bisogno della politica per vivere, disposti a qualsiasi compromesso pur di non lasciare le posizioni di potere.
Neanche il ragionier Monti arriva a tanta spudoratezza. Da queste parti il PDL ha rovinato la Provincia (rovinato? – l’ha soffocata nella culla per mere ragioni di potere clientelare); da queste parti il PDL ha creato un mostro che si chiama BIM- GSP. Il plutonio 239 fa meno danni.
(anche sul BLOZ)
3 Febbraio 2013
Crisi dell’unione monetaria europea: che qualche colpa ce l’abbia anche la Germania?
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Bisogna essere grati a Morgan Stanley, la grande banca d’affari americana, che in un suo studio del 17 gennaio scorso ha distillato i numeri decisivi di quella trappola recessiva che va sotto il nome di euro. Trappola per tutti i cittadini dell’Eurozona, tranne quelli che abitano nel territorio compreso fra Amburgo e Monaco (da nord a sud) e fra Berlino e Colonia (da est a ovest). Perché se è vero che il tasso di cambio ufficiale fra il dollaro e l’euro oscilla attorno a 1,33, il tasso corretto, quello che rifletterebbe le differenze di competitività e di fondamentali economici, è diverso da paese a paese: la Germania dovrebbe cambiare ogni suo euro contro 1,53 dollari, l’Italia invece contro 1,19. In mezzo, fra i tedeschi e gli italiani, ci starebbero tutti gli altri paesi dell’Unione monetaria (tranne la Grecia, che dovrebbe cambiare addirittura a 1,07).
Detto in altre, più comprensibili parole, le esportazioni tedesche corrono grazie a una moneta che è sottovalutata del 13,2 per cento rispetto al suo valore reale, invece quelle italiane restano al palo a causa di una moneta sopravvalutata del 12,1 per cento. Quando la Germania compete con l’Italia sui mercati mondiali, parte con un vantaggio del 25 per cento che dipende da una sola cosa: siamo tutti e due dentro all’euro, che premia loro e punisce noi, e non avendo più una moneta nostra noi italiani non possiamo intervenire autonomamente sul tasso di cambio. Per sfangarla dobbiamo ricorrere alla “svalutazione interna”, cioè alla macelleria sociale fatta di tagli della spesa pubblica, nuove tasse e stipendi bloccati. Col bel risultato che i consumi scendono, il Pil si contrae, il gettito fiscale idem e ci ritroviamo più indebitati di prima.
Se recupereremo un po’ di competitività, servirà solo a pagare interessi sul debito pubblico diventati nel frattempo più onerosi; perché se è vero che i tassi d’interesse sul debito pubblico italiano sono un po’ diminuiti grazie anche all’austerity del governo Monti (ma in realtà grazie soprattutto alla Bce di Mario Draghi e alla sua decisione di acquistare i titoli del debito pubblico dei paesi in crisi sul mercato secondario “senza limiti”), è altrettanto vero che il rapporto debito/Pil si è velocemente logorato: fra il terzo trimestre del 2011 e il terzo del 2012, cioè sotto il governo Monti meno un mese e poco più di governo Berlusconi, siamo passati da un debito pubblico che era pari al 119,9 per cento del Pil a uno che è il 127,3 per cento: 7,4 punti percentuali in più! Quello che abbiamo guadagnato sul fronte dello spread, lo abbiamo perso sul fronte dell’indebitamento in rapporto alla ricchezza prodotta.
Non si era mai visto un deterioramento così cospicuo nel giro di un anno, se non ai tempi della manovra «lacrime e sangue» di Giuliano Amato nel luglio 1992: quell’anno il debito pubblico italiano arrivò al 116,2 per cento del Pil, mentre alla fine del 1991 si era fermato a 106,9.
(leggi tutto su Tempi.it – Rodolfo Casadei)
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