aprile 2013
15 Aprile 2013
produzione industriale in Europa I° bimestre 2013
territoriarchico produzione-industriale Produzione Industriale
13 Aprile 2013
Sos imprese: “Ecco perché non vi pagheranno mai”
territoriarchico debiti-PA, fare-impresa Fare impresa, Spesa pubblica
[…] Per capire cosa si dovrebbe fare occorre anzitutto capire cosa non va nel nuovo dispositivo: sostanzialmente tre passaggi. Il primo, il più importante, è che la certificazione di un credito che ha ben più di 60 giorni di anzianità non è necessaria e non si dovrebbe neppure discuterne. Prima di tutto perché la certificazione non è prevista nell’ordinamento dei rapporti commerciali tra privati, è ridicolo che lo sia proprio verso lo Stato. In secondo luogo perché se anche fosse un credito contestato dal debitore pubblico sarebbe stato contestato da tempo, in terzo luogo perché utilizzare un credito contestato (o finto) per procurarsi liquidità dalle banche entrerebbe a pieno titolo nelle violazioni del codice penale (ricorso abusivo al credito) e quindi l’imprenditore se ne guarderebbe bene di utilizzarlo se non intende correre rischi personali.
La prima misura è pertanto l’eliminazione della burocratica e farraginosa procedura di certificazione che, con la piattaforma poco digitale predisposta da Consip, toccherebbe 60 milioni di fatture secondo la stima di alcuni operatori specializzati. Un volume spaventoso per il quale il solo input potrebbe richiedere – al tempo di un minuto per fattura – ben 340 anni per essere inserito nel sistema. Si rischia anche il raddoppio del tempo tra input e successiva verifica del Ministero dell’Economia.[…]
[…] Ultima considerazione da professionista che si occupa di credito bancario e imprese in crisi. Senza rimuovere queste barriere rimarrebbe sul campo un mostriciattolo finanziario inutile: le banche compreranno malvolentieri crediti “pro solvendo”, perché sarebbero costrette a staccare nuovi fidi alle imprese, e necessariamente eviterebbero di farlo a quel 40% forse 50% di imprese troppo rischiose, sempre per non consumare troppo capitale.
Sarebbero tagliate fuori dal meccanismo di smobilizzo proprio le imprese più fragili, che sono tali in quanto da lungo tempo creditrici della Pa e indebitate esageratamente con le banche per finanziare lo Stato. Un vero controsenso rispetto alle finalità del provvedimento. Dispiace che queste cose non siano state spiegate dai tecnici al governo, che non è sempre così tecnico. Dispiace che ABI e Confindustria con le loro persone competenti non abbiano spiegato preventivamente agli estensori del decreto cosa serviva e perché. Ora raddrizzarlo è sicuramente più difficile.
(leggi tutto su Linkiesta – Fabio Bolognini)
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10 Aprile 2013
Emmott: “Italia al collasso, Beppe Grillo è un rantolo di fine corsa”
territoriarchico dove-va-l'Italia, italia-in-crisi Crisi Finanziaria, Italianide
“Se state annegando in una crisi che definite senza precedenti è perché gli argini della società civile non hanno retto. In Italia si è verificato un collasso di tutti gli organi vitali della comunità: prima la politica certo. Ma poi la Chiesa, poi la famiglia, infine l’informazione. Un birillo caduto sull’altro, un effetto domino disastroso. Non c’è istituzione salva, integra, degna. Alla fine, del vostro Paese resta il corpo scheletrito, ridotto alla fame. Lo scuoti ma non ricevi segnali di vita. Lo osservi e lo trovi immobile, insensibile a qualunque sollecitazione. Il voto a Beppe Grillo non è altro che un sussulto, un rantolo di fine corsa, un moto di rabbia e impotenza insieme”.
(leggi tutto su il Fatto Quotidiano)
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2 Aprile 2013
la dottrina indipendentista
territoriarchico gianfranco-miglio, indipendenza-dall'-italia, verso-l'-indipendenza Indipendenza
[…] Gianfranco Miglio affermava che “con il consenso della gente si può fare di tutto, cambiare il governo, sostituire la bandiera, unirsi a un altro paese, formarne uno nuovo”. Tale concetto è stato applicato in Scozia dove il 18/09/2014 il Popolo Scozzese, mediante referendum, potrà liberamente esprimersi per l’indipendenza, mentre la Catalunya ha approvato una dichiarazione di sovranità con l’obiettivo di poter effettuare al più presto, come in Scozia, il referendum popolare. Se il concetto di Gianfranco Miglio, sopra riportato, ha trovato applicazione in Stati stranieri, significa che non è impossibile trovare una soluzione affinché lo stesso venga recepito dagli organi competenti anche in Lombardia e Veneto che, con coesione d’intenti, si facciano promotori della necessità che i Popoli Lombardo e Veneto possano LIBERAMENTE esprimersi sull’indipendenza delle due Regioni o se rimanere nell’attuale situazione di asservimento. Per approfondire si possono scaricare i numeri 3/4/5/7/8 a questo link http://www.laliberacompagnia.org/QP.php
(leggi tutto su Diritto di voto – Stefano Crippa)
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2 Aprile 2013
CGIA: le imprese delocalizzano inseguendo la certezza del diritto
territoriarchico delocalizzazione, mercato-del-lavoro Economia e Finanza, Mercato del Lavoro
La CGIA ha recentemente pubblicato due righe sul fenomeno della delocalizzazione. Credevo – sinceramente – che questo fenomeno fosse dovuto principalmente alla necessità di abbattere i costi del lavoro, motivo per il quale uno si aspetta che la delocalizzazione abbia come destinazione Paesi … “in via di sviluppo”, dove i salari sono bassi e le regole del mercato del lavoro hanno maglie molto larghe. Invece no: si delocalizza in Francia, Stati Uniti, Germania, Spagna. Al massimo si va in Romania, ben poche in Cina.
Viene quindi a crollare – ed è un bene assoluto – il “mito” secondo il quale le aziende delocalizzano abbagliate dai lauti guadagni conseguibili sulle spalle dei contenuti salari corrisposti. No, si delocalizza soprattutto per avere la certezza del diritto: vedi Francia … (un altro motivo per cui andare fieri di quest’itaglia):
[…] Il Paese più attrattivo per i nostri imprenditori è la Francia: sono 2.562 le aziende italiane che hanno trasferito una parte della propria filiera produttiva nel paese Transalpino.
“Un elemento di forte richiamo – prosegue Giuseppe Bortolussi – è la certezza del diritto. In Francia, ad esempio, i tempi di pagamento sono più puntuali e più rapidi di quanto avviene da noi. La giustizia francese funziona e chi non paga viene perseguito e sanzionato. Senza contare che i tempi di risposta delle autorità locali sono strettissimi, al contrario di quanto succede in Italia dove l’unica certezza sono i ritardi che accompagnano quasi ogni pratica pubblica”.
Dopo la Francia, tra i Paesi che hanno attratto gli interessi delle nostre imprese troviamo gli Stati Uniti (2.408 aziende), la Germania (2.099 imprese), la Romania (1.992 unità produttive) e la Spagna (1.925 aziende). La Cina è al settimo posto, con 1.103 imprese italiane che hanno scelto di proseguire la propria attività produttiva in estremo oriente.
Le Regioni più investite dalla “fuga” delle proprie aziende verso l’estero sono quelle del Nord. In Lombardia se ne contano 9.647, in Veneto 3.679 in Emilia Romagna 3.554 e in Piemonte 2.806. Messe tutte assieme costituiscono oltre il 72% del totale delle imprese che hanno lasciato il nostro Paese.
p.s. si veda anche, per alcuni risvolti similari, l’articolo efficienza della giustizia civile: Belluno quasi peggiore del profondo sud
(via BLOZ)
16 Aprile 2013
Napolitano lascia il Quirinale …
territoriarchico banana-republic, napolitano Repubblica Bananiera
(via Corriere della Sera)