[…] Il servizio pubblico è un feticcio, come lo fu la grande dimensione d’impresa nelle privatizzazioni degli anni 90. Trasportare passeggeri e merci e consegnare la posta erano i servizi pubblici per antonomasia, ferrovie e poste erano il simbolo dell’unità del Paese, Regie le une, dello Stato le altre. Ma la libertà di muoversi e la convenienza di trasportare ce li ha dati la gomma, la possibilità di connetterci a persone e di accedere a dati la dobbiamo al telefonino. I servizi si sono moltiplicati e differenziati, poterne usufruire lo consideriamo alla stregua di un diritto naturale. Oggi, pubblico è il compito di assicurare il contesto giuridico, regolamentare, economico perché vengano erogati servizi di buona qualità, a prezzi convenienti, meglio potendo scegliere.
Non è di meno e non è più facile, al contrario è molto di più e molto più difficile: è assicurare il funzionamento del mercato a consumatori e investitori. Parlare oggi di servizio pubblico nel vecchio senso “regio”, significa stendere un gran telo, sotto il quale non si distingue più chi sussidia e chi è sussidiato, chi è efficiente e chi no, chi reclama interessi legittimi e chi sfrutta rendite corporative. Mezzo pollo a testa, la media di Trilussa.
(leggi tutto su Franco Debenedetti – Nuove idee di servizio pubblico)
21 Gennaio 2014
confronti con PIL pro-capite in PPP degli USA: Italia con il 66,5% torna indietro agli anni ’60
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(via Linkiesta.it)