[…] Se tutte le imposte hanno affetto depressivo sull’economia, le imposte di entità straordinaria hanno un effetto straordinariamente depressivo. E non è finita qui: quando i beni sono collateral di prestiti, se si riduce il loro valore, le banche chiedono di rientrare, diventa necessario vendere ancora di più, aumentano le sofferenze. Una valanga. Inoltre quelle centinaia di miliardi, alla fine, direttamente o indirettamente, dovrebbero uscire dal circuito ed essere versate al Tesoro per ridurre di un pari importo il ricorso al mercato. Chi fornisce questa liquidità? E’ improbabile che le banche siano in grado di fornirla, solo una parte una parte sarebbe finanziata dal rimborso dei titoli di stato di loro proprietà che verrebbero rimborsati. Quello che è sicuro è che, tra tutto, si produrrebbe un’ulteriore restrizione del credito, proprio il fenomeno a cui si attribuisce la colpa della mancata crescita.
La patrimoniale è sprovvista di ogni ragione economica: sostenere che venga proposta solo per eccitare e quindi sfruttare l’invidia sociale, sarebbe tuttavia semplicistico. Il Corriere ha pubblicato un diagramma della Ragioneria Generale dello Stato che rappresenta, anno per anno, le tappe dell’avanzata della spesa pubblica: una disfatta. Chiedere ai cittadini di “svendere” parte del proprio patrimonio per metterne il ricavato nelle mani di quello stato di cui i suoi stessi massimi funzionari dimostrano l’incapacità a contenere la spesa, appare un’oscenità. E dire che ad agire sulla spesa si incontrano “difficoltà politiche”, implica che, per i proponenti la patrimoniale, tagliare sarebbe un’oscenità maggiore. Se la strada di chi è incaricato della spending review è ingombrata da “difficoltà politiche”, gli si dia responsabilità politica: da ministro potrebbe, all’occorrenza, “metterci la faccia”. Il mostro di Loch Ness non si farebbe più vedere: nessuno è mai riuscito a guardarlo negli occhi.
3 Dicembre 2013
Gli effetti depressivi di una patrimoniale
territoriarchico imposizione-fiscale, patrimoniale, tartassati Tartassati
[…] Se tutte le imposte hanno affetto depressivo sull’economia, le imposte di entità straordinaria hanno un effetto straordinariamente depressivo. E non è finita qui: quando i beni sono collateral di prestiti, se si riduce il loro valore, le banche chiedono di rientrare, diventa necessario vendere ancora di più, aumentano le sofferenze. Una valanga. Inoltre quelle centinaia di miliardi, alla fine, direttamente o indirettamente, dovrebbero uscire dal circuito ed essere versate al Tesoro per ridurre di un pari importo il ricorso al mercato. Chi fornisce questa liquidità? E’ improbabile che le banche siano in grado di fornirla, solo una parte una parte sarebbe finanziata dal rimborso dei titoli di stato di loro proprietà che verrebbero rimborsati. Quello che è sicuro è che, tra tutto, si produrrebbe un’ulteriore restrizione del credito, proprio il fenomeno a cui si attribuisce la colpa della mancata crescita.
La patrimoniale è sprovvista di ogni ragione economica: sostenere che venga proposta solo per eccitare e quindi sfruttare l’invidia sociale, sarebbe tuttavia semplicistico. Il Corriere ha pubblicato un diagramma della Ragioneria Generale dello Stato che rappresenta, anno per anno, le tappe dell’avanzata della spesa pubblica: una disfatta. Chiedere ai cittadini di “svendere” parte del proprio patrimonio per metterne il ricavato nelle mani di quello stato di cui i suoi stessi massimi funzionari dimostrano l’incapacità a contenere la spesa, appare un’oscenità. E dire che ad agire sulla spesa si incontrano “difficoltà politiche”, implica che, per i proponenti la patrimoniale, tagliare sarebbe un’oscenità maggiore. Se la strada di chi è incaricato della spending review è ingombrata da “difficoltà politiche”, gli si dia responsabilità politica: da ministro potrebbe, all’occorrenza, “metterci la faccia”. Il mostro di Loch Ness non si farebbe più vedere: nessuno è mai riuscito a guardarlo negli occhi.
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