La disoccupazione è, giustamente, una delle questioni più dibattute, in Italia come anche negli altri paesi. I più recenti dati Eurostat (secondo trimestre 2013) mostrano come il tasso di disoccupazione in Italia sia arrivato al 12,10 per cento, poco più di un punto percentuale della media europea (10,9 per cento). Un livello decisamente preoccupante.
Tuttavia c’è un altro indicatore importante alla luce del quale la peculiarità italiana rispetto ai partner dell’Unione emerge in modo clamoroso. Si tratta del tasso di inattività, ovvero della percentuale di persone in età lavorativa (15-64 anni) che non lavorano e non cercano lavoro. La media europea di questo indicatore è 26,4 per cento mentre in Italia siamo al 36,6 per cento, uno scarto di oltre dieci punti percentuali alla luce del quale le differenze nei tassi di disoccupazione appaiono minime.
Ma chi sono queste persone che non lavorano e non cercano lavoro? Sono principalmente tre categorie. I giovani, che rimangono a lungo, molto più a lungo che negli altri paesi, nel sistema educativo o ai margini di questo prima di mettersi alla ricerca di un impiego ed entrare formalmente nel mercato del lavoro. I pensionati di età inferiore ai 64 anni, che sono ancora molti in Italia, molti di più che negli altri paesi, a causa di tanti scellerati interventi che per molto tempo hanno facilitato e incoraggiato il pensionamento anticipato. Infine ci sono le donne, di tutte le età, che spesso per motivi culturali, spesso per necessità di cura dei figli e assistenza degli anziani decidono o sono costrette a non lavorare. (leggi tutto su lavoce.info)
3 Novembre 2013
la lotta all’evasione vietando il contante è evidentemente una bufala
territoriarchico eliminazione-contante, governo-letta, tartassati Cialtroni al lavoro, Come funziona, Libertarian, Tartassati
Non ne faccio una questione di merito ma fui tra i primi a firmare la petizione contro l’eliminazione del contante sul sito contantelibero.it: eliminare il contante è dichiaratamente un atto vergognoso e vile contro la nostra libertà (uno dei tanti sui quali si sostiene questo stato di marmellata). Un chiaro articolo di Claudio Borghi spiega i reconditi motivi per i quali questo stato intende perseguirne l’attuazione (neretto mio):
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