Non si è voluto capire il problema, non si è voluto fermare il problema per tempo, non si è saputo separare la politica dagli affari delicati come quelli del credito. Non si è intervenuto per tempo per fare luce su tutto quanto andava portato alla luce. E adesso diventa più difficile dire che il sistema bancario italiano è sano e non ha problemi di derivati, a differenza di quelli esteri. Più difficile sostenere che i contribuenti italiani non hanno pagato il costo del salvataggio delle banche. Diventa solo possibile illudersi che quello del Monte Paschi sia un caso isolato, ma dopo gli altri casi del Credito Cooperativo Fiorentino, di CrediEuronord, delle altre banche commissariate per cattiva gestione sappiamo già che anche il sistema bancario italiano ha bisogno di una lenzuolata di moralizzazione e di svincolarsi dalle mani politiche e delle fondazioni bancarie.
Per quanto riguarda MPS ecco una carrellata di dichiarazioni nel tempo, che oggi assumono un sapore diverso.
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5 Agosto 2013
ci vorrebbe una marcia dei 40 milioni
territoriarchico crisi-finanziaria, governo-letta, ricolfi Analisi socio-politiche, El Gobierno
È già successo 21 anni fa, con Mani pulite e la fine della prima Repubblica, sta risuccedendo ora, con la sentenza della Cassazione su Berlusconi e la fine della seconda Repubblica. La storia, in Italia, la scrive la magistratura, mentre la politica la subisce. In molti pensano, non senza qualche buona ragione, che sia la magistratura ad aver esondato nel la politica. Ma la realtà è che è innanzitutto la politica ad essersi esposta all’alluvione giudiziaria, che ora la sta sommergendo per la seconda volta.
Ai politici non piace sentirselo dire, ma la causa fondamentale dello strapotere della magistratura è proprio la politica. E lo è in tutte le sue forme ed espressioni. E’ la politica (tutta la politica) che non ha saputo riformarsi, né dopo tangentopoli (1992), né dopo il referendum radicale che aveva tentato di cancellare il finanziamento pubblico dei partiti (1993), né dopo il trionfo del Movimento Cinque Stelle alle ultime elezioni. […]
Se oggi siamo a questo punto non è perché la magistratura non ha permesso alla politica di governare, ma perché l’incapacità di un intero ceto politico di governare e di decidere ha dato alle vicende giudiziarie uno spazio abnorme nella nostra storia.[…]
Quando, come avviene da qualche settimana, si parla di segnali di ripresa, si dovrebbero sempre ricordare due cose. La prima è che la cosiddetta ripresa è tale rispetto al tonfo del 2012, un tonfo che in 12 mesi ha raddoppiato il numero delle famiglie in difficoltà: siamo come una pallina da tennis che è caduta in un pozzo di 10 metri di profondità e si compiace di essere rimbalzata di 30 centimetri sul fondo del pozzo. La seconda cosa da ricordare è che, nonostante lo spread sia sotto quota 300, il rating del debito pubblico dell’Italia è di nuovo a un passo dal baratro, dove il baratro è il punto nel quale i buoni del tesoro vengono classificati come spazzatura (junk bonds) e gli investitori istituzionali sono obbligati a venderli in massa, con conseguente rischio di un default dell’Italia. Alcuni osservatori paiono non rendersi conto che il fatto che le agenzie di rating abbiano sbagliato in passato non implica logicamente né che stiano sbagliando di nuovo, né che il loro giudizio sull’Italia – giusto o sbagliato che sia – sia destinato ad essere ignorato dai mercati, dagli operatori esteri e dai fondi pensione.
(leggi tutto su LaStampa.it – Luca Ricolfi)
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