Il blob del PUD€! Il meglio del peggio! (almeno fino ad ora)
Europatia
29 Maggio 2013
Il blob del PUD€! Il meglio del peggio! (almeno fino ad ora)
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10 Maggio 2013
ce lo chiede l’europa …
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2 Aprile 2013
Trapelato il Memorandum della Troika per i servi di Cipro: e siamo solo all’inizio (Voci dall’estero)
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22 Marzo 2013
Euro e disoccupazione: vincitori e vinti
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Nei primi anni dell’euro, che è stato introdotto nel 1999, i paesi ai margini della zona euro hanno beneficiato economicamente più della Germania. Ma nel corso degli ultimi cinque anni, la situazione si è invertita.
I grafici mostrano i dati per i paesi della zona euro divisi in quattro gruppi:
– Germania e Francia, i due paesi più grandi, vengono visualizzati singolarmente.
– Cinque economie europee del Nord, che alcuni hanno ipotizzato potrebbe unirsi Germania e la Francia in una nuova “euro forte” della zona, sono indicate da un gruppo denominato “paesi del Nord.”
– Gli altri 10 paesi sono riuniti in un gruppo denominato “paesi periferici.”
(via scenarieconomici.it)
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3 Marzo 2013
perché l’euro è destinato a soccombere (alberto bagnai)
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16 Febbraio 2013
Claudio Borghi: come si esce dall’euro?
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Dai, che si può! Su, su, prima che sia troppo tardi.
3 Febbraio 2013
Crisi dell’unione monetaria europea: che qualche colpa ce l’abbia anche la Germania?
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Bisogna essere grati a Morgan Stanley, la grande banca d’affari americana, che in un suo studio del 17 gennaio scorso ha distillato i numeri decisivi di quella trappola recessiva che va sotto il nome di euro. Trappola per tutti i cittadini dell’Eurozona, tranne quelli che abitano nel territorio compreso fra Amburgo e Monaco (da nord a sud) e fra Berlino e Colonia (da est a ovest). Perché se è vero che il tasso di cambio ufficiale fra il dollaro e l’euro oscilla attorno a 1,33, il tasso corretto, quello che rifletterebbe le differenze di competitività e di fondamentali economici, è diverso da paese a paese: la Germania dovrebbe cambiare ogni suo euro contro 1,53 dollari, l’Italia invece contro 1,19. In mezzo, fra i tedeschi e gli italiani, ci starebbero tutti gli altri paesi dell’Unione monetaria (tranne la Grecia, che dovrebbe cambiare addirittura a 1,07).
Detto in altre, più comprensibili parole, le esportazioni tedesche corrono grazie a una moneta che è sottovalutata del 13,2 per cento rispetto al suo valore reale, invece quelle italiane restano al palo a causa di una moneta sopravvalutata del 12,1 per cento. Quando la Germania compete con l’Italia sui mercati mondiali, parte con un vantaggio del 25 per cento che dipende da una sola cosa: siamo tutti e due dentro all’euro, che premia loro e punisce noi, e non avendo più una moneta nostra noi italiani non possiamo intervenire autonomamente sul tasso di cambio. Per sfangarla dobbiamo ricorrere alla “svalutazione interna”, cioè alla macelleria sociale fatta di tagli della spesa pubblica, nuove tasse e stipendi bloccati. Col bel risultato che i consumi scendono, il Pil si contrae, il gettito fiscale idem e ci ritroviamo più indebitati di prima.
Se recupereremo un po’ di competitività, servirà solo a pagare interessi sul debito pubblico diventati nel frattempo più onerosi; perché se è vero che i tassi d’interesse sul debito pubblico italiano sono un po’ diminuiti grazie anche all’austerity del governo Monti (ma in realtà grazie soprattutto alla Bce di Mario Draghi e alla sua decisione di acquistare i titoli del debito pubblico dei paesi in crisi sul mercato secondario “senza limiti”), è altrettanto vero che il rapporto debito/Pil si è velocemente logorato: fra il terzo trimestre del 2011 e il terzo del 2012, cioè sotto il governo Monti meno un mese e poco più di governo Berlusconi, siamo passati da un debito pubblico che era pari al 119,9 per cento del Pil a uno che è il 127,3 per cento: 7,4 punti percentuali in più! Quello che abbiamo guadagnato sul fronte dello spread, lo abbiamo perso sul fronte dell’indebitamento in rapporto alla ricchezza prodotta.
Non si era mai visto un deterioramento così cospicuo nel giro di un anno, se non ai tempi della manovra «lacrime e sangue» di Giuliano Amato nel luglio 1992: quell’anno il debito pubblico italiano arrivò al 116,2 per cento del Pil, mentre alla fine del 1991 si era fermato a 106,9.
(leggi tutto su Tempi.it – Rodolfo Casadei)
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2 Febbraio 2013
PD e euro: se anche Fassina c’è arrivato …
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In una unione monetaria le tensioni fra le diverse aree (Germania, Italia …) non si possono scaricare con i riallineamenti valutari (apprezzamento e deprezzamento) e quindi si scaricano sul lavoro (deflazionando, cioè abbassando i salari). Tutto ciò secondo la Prima legge della Federazione Intergalattica di cui il pianeta Terra fa parte. Ora c’è arrivato anche Fassina, economista del PD.
Forse la cosa è nota anche agli europeisti testa di cavolo che siedono nell’attuale governo. Come detto ora lo sa – teste di cavolo pure loro – anche chi dovrà a breve prendere il loro posto. Sempre che per governare le due compagini – teste di cavolo – non debbano prendersi a braccetto (cosa più che probabile) per fare una bella ammucchiata. Comunque un passo avanti lo si è fatto (tradotto: sarà il primo governo centro-sinistro-sinistro a tagliare di brutto – giocoforza – gli stipendi al pubblico impiego).
(anche sul BLOZ)
18 Dicembre 2012
Svezia: euro? No, grazie. Un’opposizione da record
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(via Forexinfo.it)
29 Maggio 2013
Antonio Maria Rinaldi: “L’Euro è un fallimento”. AnteprimaWeb del 24 maggio 2013
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http://youtu.be/VkAwX23t3CU