Non sappiamo se l’Italia serva ancora a qualcosa, oltre a dare il nome a una nazionale di calcio e a pagare gli interessi del debito pubblico. Abbiamo dunque bisogno di una classe dirigente che – messa da parte la favola bella della fine degli Stati nazionali e l’alibi europeista, che negli ultimi vent’anni è perlopiù servito solo a riempire il vuoto ideale e l’inettitudine politica di tanti – si compenetri della necessità di un nuovo inizio. Ripensi un ruolo per questo Paese fissando obiettivi, stabilendo priorità e regole nuove: diverse, assai diverse dal passato. Mai come oggi, infatti, abbiamo bisogno di segni coraggiosi di discontinuità, di scommesse audaci sul cambiamento, di gesti di mutamento radicale.
(leggi tutto su il Corriere della Sera – E. G. della Loggia
17 Gennaio 2014
il servizio pubblico è un feticcio …
territoriarchico servizio-pubblico, statalismi Gemme di Saggezza, Struttura dello Stato
[…] Il servizio pubblico è un feticcio, come lo fu la grande dimensione d’impresa nelle privatizzazioni degli anni 90. Trasportare passeggeri e merci e consegnare la posta erano i servizi pubblici per antonomasia, ferrovie e poste erano il simbolo dell’unità del Paese, Regie le une, dello Stato le altre. Ma la libertà di muoversi e la convenienza di trasportare ce li ha dati la gomma, la possibilità di connetterci a persone e di accedere a dati la dobbiamo al telefonino. I servizi si sono moltiplicati e differenziati, poterne usufruire lo consideriamo alla stregua di un diritto naturale. Oggi, pubblico è il compito di assicurare il contesto giuridico, regolamentare, economico perché vengano erogati servizi di buona qualità, a prezzi convenienti, meglio potendo scegliere.
Non è di meno e non è più facile, al contrario è molto di più e molto più difficile: è assicurare il funzionamento del mercato a consumatori e investitori. Parlare oggi di servizio pubblico nel vecchio senso “regio”, significa stendere un gran telo, sotto il quale non si distingue più chi sussidia e chi è sussidiato, chi è efficiente e chi no, chi reclama interessi legittimi e chi sfrutta rendite corporative. Mezzo pollo a testa, la media di Trilussa.
(leggi tutto su Franco Debenedetti – Nuove idee di servizio pubblico)
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