Cari amici di Rischio Calcolato
E’ giunto il momento di tirare una riga e ricordare ancora una volta la ragine profonda del declino italiano:
Lo Stato ha il monopolio della violenza e fa leggi, ma nessuno Stato mai può costringere i migliori, i più preparati e i più coraggiosi fra i propri cittadini a dare il meglio di se stessi per produrre ricchezza.
Capite l’enorme portata di questa legge naturale (o di Dio se volete)
Il punto è questo: non importa quali siano le leggi a cui sono sottoposti gli uomini, quando il frutto dell’ingegno e del lavoro non rimane per la maggior parte nelle mani e nella disponibilità di colui che lo ha prodotto, l’uomo smetterà di dare il meglio di se, smetterà di produrre oppure lo farà da qualche altra parte, secondo leggi più confacenti alla legge naturale.
Per loro natura gli esseri umani sono spinti al miglioramento della propria personale condizione e la storia insegna che qualsiasi costrizione a questa legge, sia che provenga dallo Stato od anche da una religione produce sempre miseria, infelicità, morte e violenza.
E’ un abominio, è contro natura, pensare di piegare la ricerca dell’uomo di migliorare la propria personale condizione alle ragioni della società o di Dio. Gli Stati prosperano e producono arte, brevetti, scienza, felicità solo quando assolvono al compito principale di garantire la libertà e il diritto di proprietà di ciascuno. Quando gli Stati si arrogano il diritto di redistribuire il frutto del lavoro e dell’ingegno dei loro migliori cittadini sono destinati alla distruzione.
E il motivo è semplice: i loro migliori cittadini smetteranno di produrre o decideranno di farlo da qualche altra parte.
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25 Novembre 2013
Un rutto (statalista) ci seppellirà
territoriarchico Crisi Finanziaria, Indipendenza, Italianide, Perché Secedere
[…] Perché dietro l’economia in mano pubblica non vi è lo Stato etico di Hegel, né l’anima di Guicciardini, o il buongoverno nell’interesse della collettività e neanche il commune bonum di cui si riempiono la bocca i boiardi di Stato, ma milioni di persone reali con le loro camarille. Queste persone hanno imbastito uno “spaventoso corpo parassitario che avvolge come un involucro la struttura della società … e ne ostruisce tutti i pori” (è Carlo Marx). Cinquanta anni fa nasceva in Italia il centro-sinistra e iniziava l’era delle nazionalizzazioni. In pochi anni, l’economia pubblica diventava la regola e il libero mercato l’eccezione. Mentre i Paesi comunisti sono riusciti ad abbandonare il loro criminale sistema economico e sociale, il totalitarismo duro, per noi uscire dall’incubo della mano pubblica, il nostro totalitarismo dolce, è impossibile. Lo Stato si nutre di se stesso e ingrassa costantemente, ma purtroppo, siamo all’indigestione finale: un rutto ci seppellirà tutti.
(leggi tutto su L’Intraprendente – Marco Bassani)
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