[…] Ricordo bene però, durante i centinaia di incontri che si facevano nelle “case importanti”, sempre presenti quelle due domande che partivano inesorabili come saette roventi: anche Lei è un economista, dove insegna? Ed i suoi genitori cosa fanno?
Insomma, il pedigree.
Ecco, io in quel caso sono stato più fortunato di Oscar. Non ero solo e non è poco perché, a volte, sono i compagni di viaggio che possono far la differenza in un cammino. I miei compagni di viaggio, probabilmente, trovavano in ciò che ero la vera ragione delle mie qualità e per questo mi hanno accompagnato in quel cammino. Senza titoli, senza tessere, senza iscrizioni al circolo. E allora, mi godevo quell’espressione di stupore negli occhi dei miei interlocutori.
Alla fine, i riflessi che ci restituisce lo specchio di Oscar, assieme ad una fragilità umana, sono i riflessi di un’Italia feudale e stantia, classista ed elitaria. Un’Italia in cui, non solo non è sempre il merito a far percorrere un cammino, ma in cui la distinzione per censo e per ceto assume un contorno non più fisiologico ma, al contrario, esprime la vera patologia della nostra società. E se, per sensibilità, per fragilità o per carattere, cedi al ricatto che ne consegue, non trovi altra via di fuga che vestirti di quei titoli che tutti, fuor di ipocrisia, si aspettano da chi, in un modo o nell’altro, è meglio di loro. Soprattutto se nasci in una Torino operaia e vuoi eccellere in una Torino borghese.
22 Febbraio 2013
lo specchio di Oscar
territoriarchico fermare-il-declino Gemme di Saggezza
[…] Ricordo bene però, durante i centinaia di incontri che si facevano nelle “case importanti”, sempre presenti quelle due domande che partivano inesorabili come saette roventi: anche Lei è un economista, dove insegna? Ed i suoi genitori cosa fanno?
Insomma, il pedigree.
Ecco, io in quel caso sono stato più fortunato di Oscar. Non ero solo e non è poco perché, a volte, sono i compagni di viaggio che possono far la differenza in un cammino. I miei compagni di viaggio, probabilmente, trovavano in ciò che ero la vera ragione delle mie qualità e per questo mi hanno accompagnato in quel cammino. Senza titoli, senza tessere, senza iscrizioni al circolo. E allora, mi godevo quell’espressione di stupore negli occhi dei miei interlocutori.
Alla fine, i riflessi che ci restituisce lo specchio di Oscar, assieme ad una fragilità umana, sono i riflessi di un’Italia feudale e stantia, classista ed elitaria. Un’Italia in cui, non solo non è sempre il merito a far percorrere un cammino, ma in cui la distinzione per censo e per ceto assume un contorno non più fisiologico ma, al contrario, esprime la vera patologia della nostra società. E se, per sensibilità, per fragilità o per carattere, cedi al ricatto che ne consegue, non trovi altra via di fuga che vestirti di quei titoli che tutti, fuor di ipocrisia, si aspettano da chi, in un modo o nell’altro, è meglio di loro. Soprattutto se nasci in una Torino operaia e vuoi eccellere in una Torino borghese.
Questo, nessuno te lo perdona.
(via The Front Page – Pablo Docimo)
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