L’eliminazione o l’accorpamento delle province è, sia chiaro, un feticcio da dare in pasto alla popolazione italiota per dimostrare di aver fatto qualcosa in termini generali e in particolare in relazione alla riduzione (tentativo di riduzione) della spesa pubblica. E’ ormai chiaro che niente di ciò succederà, anzi il rischio è che con questa nuova mossa, i costi generali sfuggiranno di mano.

Nei giorni scorsi ho proposto una articolata indagine effettuata dalla Bocconi sulla composizione delle spese degli enti provinciali. Se si limita l’analisi della spesa corrente a regioni, comuni e province (dati 2008), ciò che salta fuori è che la macchina mangiasoldi per definizione è l’istituzione Regione con il 72,7% (con la botta della sanità), seguita dai comuni con il 22,8%. La Province d’Italia erogano servizi al pubblico assorbendo una spesa del 4,5% del totale (compresa la spesa per la rappresentanza politica). Tanto per ribadire che i grandi costi, le grandi spese, sono da un’altra parte.

ripartizione spesa corrente fra regioni, comuni e province (dati 2008)

(Immagine tratta da studio Certet Bocconi) – (articolo tratto dal BLOZ)