leggi tutto su Goofynomics: Convergiamo? In tanto tempo forse ci riusciamo…
eurozona
20 Settembre 2013
della convergenza dei redditi in eurozona …
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14 Settembre 2013
in Europa nella produzione industriale l’Italia sorpassa la Spagna e torna leader tra i ‘gamberi’
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Partendo dal report Eurostat proposto nel post precedente, GPG Imperatrice (leggi tutto su Rischio Calcolato) analizza la posizione dell’Italia relativa alla produzione industriale.
Conclusioni:
Dati pessimi per l’Italia questi, ed a sorpresa brutti anche per l’Europa. Nel passato gli indicatori previsionali (dati su Ordini, superindici PMI ed OCSE, dati su fiducia) hanno sempre anticipato le tendenze in modo fedele: stavolta qualcosa non va.
Molti hanno parlato di RIPRESA sulla base di tali indicatori, ma i dati reali per ora non seguono ancora tale dinamica.
E’ verosimile che una ripresina su scala europea ci sara’ (come visto dai dati del PIL del 2 trimestre), ma sara’ piuttosto moscia. Per l’Italia semplicemente si sta attenuando la caduta, ma il mercato interno continua ad essere “malato”, e le tendenze a perdere colpi rispetto al resto dell’Europa, in atto da 17 anni, proseguono inalterate.
13 Settembre 2013
produzione industriale in Euro area e in EU-28
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24 Giugno 2013
differenziali di crescita del PIL tra Italia, Unione Europea e Mondo (o del declino dell’Italia)
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FOCUS ITALIA IN EUROPA
Confrontando i dati dell’Italia e della UE-27 si nota che L’Italia fino a meta’ anni 90 cresceva come la media europea, mentre dopo quel periodo (che coincide con la creazione dell’Euro) e’ iniziato un progressivo tracollo, in particolare dal 2005 in poi (data in cui le riforme in Germania del mercato del lavoro Hartz hanno avuto le massime conseguenze).
FOCUS ITALIA NEL MONDO: CRONACA DI UN SUICIDIO
Confrontando i dati dell’Italia e del Mondo si nota che L’Italia perdeva peso rispetto alla media mondiale al ritmi di 1% – 1,5% di PIL all’anno. Dal 2005 il collasso, con perdite dell’ordine del 4% – 4,5% di PIL all’anno.
Appare evidente che il Bel Paese stia facendo una serie di politiche sostanzialmente suicide su tutti i fronti (economici, politici, sociali, demografici), e che le scelte economiche di fondo dell’Italia (di politica fiscale e burocratica, di scarsa efficienza della spesa, di adozione dell’Euro, di mancata gestione della dinamica debito pubblico) stanno facendo crollare l’Italia.
(leggi tutto su scenarieconomici.it – Il declino dell’Europa (ed ancor piu’ dell’Italia) in 4 grafici)
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12 Maggio 2013
CEO Saxo Bank: L’euro? Un disastro destinato a fallire! La crisi continuerà
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[…] Riportiamo di seguito i passaggi del discorso di Lars Seier Christensen che analizza il fallimento dell’Euro, dalle cause alle conseguenze. In un modo o nell’altro, dice l’autore, l’Eurozona è destinata a fallire.
La crisi dell’Euro: un totale disastro!
“Francamente, è un disastro totale che peggiora di giorno in giorno. Da Bruxelles, assistiamo ad una litania infinita di promesse di recupero nei prossimi sei mesi. Ogni sei mesi sentiamo dire che l’Euro è sicuro e che basterebbe dare più responsabilità ai Capi di Bruxelles, perché tutto vada bene. Niente potrebbe essere più lontano dalla realtà. Abbiamo appena assistito al quinto salvataggio della zona Euro, ora Slovenia e Malta sono in fila per essere le prossime. Quando, non SE, la Troika arriverà a questi due paesi, si creerà un’assurda situazione per cui la metà dei paesi dell’Eruozona è andata alla distruzione dopo l’adozione della moneta unica, lo stesso EURO al quale hanno deciso di aderire con grandi speranze per il futuro.”
Perché l’Eurozona non funziona?
“Credo che ognuno di noi conosca ormai la risposta. L’euro è un costrutto politico che non ha alcun tipo di fondamento economico o fiscale. Finché non verrà risolto questo, l’Euro sarà spacciato.”
Il capitale politico investito nell’Euro è gigantesco, sottolinea Christensen, per questo verrà mantenuto in vita per il tempo umanamente possibile e, per farlo, sarà utilizzato OGNI strumento di quelli a disposizione. Almeno fino a quando “i non eletti e non affidabili personaggi di Bruxelles si arrenderanno alla realtà. Ma che l’euro sia spacciato, non vi sono dubbi”.
(leggi tutto su Voci dall’estero)
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24 Marzo 2013
Gli errori di Cipro e quelli di Berlino
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Cipro, la cui economia vale lo 0,25% di quella dell’area euro il cui intero sistema bancario è più piccolo dell’undicesima banca tedesca, è diventato una minaccia esistenziale per la moneta unica. Le cifre in gioco sono così insignificanti per l’Europa da rendere chiara la natura politica della scelta tedesca. Angela Merkel ha deciso di non assumersi la responsabilità per gli errori degli altri. Il messaggio è chiaro e diretto (implicitamente) anche all’Italia: chiunque oggi e in futuro richieda un sostegno finanziario, dovrà mettere in gioco una parte della propria ricchezza. […]
[…] Le cifre in gioco sono così insignificanti per l’Europa da rendere chiara la natura politica della scelta tedesca. Angela Merkel ha deciso di non assumersi la responsabilità per il sistema e per gli errori degli altri, o di farlo il più tardi e il meno possibile. Si può non essere d’accordo, rileggere Kindleberger e criticare la corta veduta della cancelliera; ma è difficile trovare altri leader europei che agiscano mettendo in secondo piano i propri problemi elettorali o rinunciando a definire gli altri Paesi sulla base di cliché moraleggianti. L’Italia o la Francia potrebbero desiderare un’altra Germania, un egemone lungimirante, ma è con questa che devono fare i conti. Il messaggio di Berlino è chiaro e diretto (implicitamente) anche all’Italia: chiunque oggi e in futuro richieda un sostegno finanziario, dovrà mettere in gioco una parte della propria ricchezza. Il puntiglio con cui la Bundesbank sottolinea che i patrimoni pro capite degli italiani sono più elevati di quelli dei tedeschi può sfiorare la provocazione e l’irresponsabilità, adesso che in un altro Paese dell’area i risparmiatori assaltano gli sportelli per portare i loro soldi altrove. Ma il senso è inequivocabile. […]
(via Corriere della Sera – Federico Fubini)
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22 Marzo 2013
Euro e disoccupazione: vincitori e vinti
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Nei primi anni dell’euro, che è stato introdotto nel 1999, i paesi ai margini della zona euro hanno beneficiato economicamente più della Germania. Ma nel corso degli ultimi cinque anni, la situazione si è invertita.
I grafici mostrano i dati per i paesi della zona euro divisi in quattro gruppi:
– Germania e Francia, i due paesi più grandi, vengono visualizzati singolarmente.
– Cinque economie europee del Nord, che alcuni hanno ipotizzato potrebbe unirsi Germania e la Francia in una nuova “euro forte” della zona, sono indicate da un gruppo denominato “paesi del Nord.”
– Gli altri 10 paesi sono riuniti in un gruppo denominato “paesi periferici.”
(via scenarieconomici.it)
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3 Febbraio 2013
Crisi dell’unione monetaria europea: che qualche colpa ce l’abbia anche la Germania?
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Bisogna essere grati a Morgan Stanley, la grande banca d’affari americana, che in un suo studio del 17 gennaio scorso ha distillato i numeri decisivi di quella trappola recessiva che va sotto il nome di euro. Trappola per tutti i cittadini dell’Eurozona, tranne quelli che abitano nel territorio compreso fra Amburgo e Monaco (da nord a sud) e fra Berlino e Colonia (da est a ovest). Perché se è vero che il tasso di cambio ufficiale fra il dollaro e l’euro oscilla attorno a 1,33, il tasso corretto, quello che rifletterebbe le differenze di competitività e di fondamentali economici, è diverso da paese a paese: la Germania dovrebbe cambiare ogni suo euro contro 1,53 dollari, l’Italia invece contro 1,19. In mezzo, fra i tedeschi e gli italiani, ci starebbero tutti gli altri paesi dell’Unione monetaria (tranne la Grecia, che dovrebbe cambiare addirittura a 1,07).
Detto in altre, più comprensibili parole, le esportazioni tedesche corrono grazie a una moneta che è sottovalutata del 13,2 per cento rispetto al suo valore reale, invece quelle italiane restano al palo a causa di una moneta sopravvalutata del 12,1 per cento. Quando la Germania compete con l’Italia sui mercati mondiali, parte con un vantaggio del 25 per cento che dipende da una sola cosa: siamo tutti e due dentro all’euro, che premia loro e punisce noi, e non avendo più una moneta nostra noi italiani non possiamo intervenire autonomamente sul tasso di cambio. Per sfangarla dobbiamo ricorrere alla “svalutazione interna”, cioè alla macelleria sociale fatta di tagli della spesa pubblica, nuove tasse e stipendi bloccati. Col bel risultato che i consumi scendono, il Pil si contrae, il gettito fiscale idem e ci ritroviamo più indebitati di prima.
Se recupereremo un po’ di competitività, servirà solo a pagare interessi sul debito pubblico diventati nel frattempo più onerosi; perché se è vero che i tassi d’interesse sul debito pubblico italiano sono un po’ diminuiti grazie anche all’austerity del governo Monti (ma in realtà grazie soprattutto alla Bce di Mario Draghi e alla sua decisione di acquistare i titoli del debito pubblico dei paesi in crisi sul mercato secondario “senza limiti”), è altrettanto vero che il rapporto debito/Pil si è velocemente logorato: fra il terzo trimestre del 2011 e il terzo del 2012, cioè sotto il governo Monti meno un mese e poco più di governo Berlusconi, siamo passati da un debito pubblico che era pari al 119,9 per cento del Pil a uno che è il 127,3 per cento: 7,4 punti percentuali in più! Quello che abbiamo guadagnato sul fronte dello spread, lo abbiamo perso sul fronte dell’indebitamento in rapporto alla ricchezza prodotta.
Non si era mai visto un deterioramento così cospicuo nel giro di un anno, se non ai tempi della manovra «lacrime e sangue» di Giuliano Amato nel luglio 1992: quell’anno il debito pubblico italiano arrivò al 116,2 per cento del Pil, mentre alla fine del 1991 si era fermato a 106,9.
(leggi tutto su Tempi.it – Rodolfo Casadei)
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21 Luglio 2012
Draghi, l’irreversibilità dell’euro e Allah
territoriarchico eurozona Crisi Finanziaria
(via @borghi_claudio)
3 Gennaio 2014
Latvia: Welcome in EURSS and Euro and RIP !
territoriarchico baldracca-europea, europatia, eurozona, pude Europatia
(via @ElyseeMarine)