Il meccanismo è collaudato, il risultato certo, l’effetto quello di una propaganda patetica. Funziona così: il governo annuncia qualcosa, un ministro fa una dichiarazione, sceglie un numero qualsiasi, possibilmente con tanti zeri, e può stare sicuro che i giornali titoleranno su quello.
“Sviluppo, la legge vale 80 miliardi”, apre la prima pagina Repubblica, con la decenza di mettere almeno tra virgolette l’affermazione, così che la responsabilità ricada su chi l’ha fatta, Corrado Passera. Al titolista resta però la colpa, forse maggiore, di limitarsi al copia-incolla delle dichiarazioni, senza spiegare al lettore che di quegli 80 miliardi non se ne vede traccia alcuna. Il Corriere della Sera cancella pure le virgolette e asserisce “80 miliardi per la crescita”. La Stampa concede anche dettagli, per dare maggiore credibilità alla balla, “Tagli e vendite, un piano sviluppo da 80 miliardi”.
Soldi che non ci sono, ovviamente: spendere davvero 80 miliardi per la crescita sarebbe l’equivalente di un piano Marshall, una svolta che dovrebbe sembrare assurda a chiunque abbia seguito la politica degli ultimi mesi. Siamo seri, un governo che deve fare una manovra da 60 miliardi per salvare l’Italia, come recitava il nome del decreto, poi ne trova 80 da spendere? Altro che tecnici, sarebbero alchimisti, ciarlatani (ok, su quest’ultimo punto il dibattito è ancora aperto). […]
Una spiegazione del successo di queste balle mediatiche è la piaggeria giornalistica, sicuramente, qualcuno sostiene anche l’incompetenza (a questo io non credo, bisogna essere abili a maneggiare le notizie, qualunque sia lo scopo che si persegue, informativo o altro). Ma c’è anche qualcosa di più inquietante: la convinzione, da parte di politici (o tecnici) e giornalisti, che gli italiani non vogliano o non possano capire. […].
Il lettore però ha il potere assoluto, ha un euro e qualche centesimo da destinare altrove. Nessuna sorpresa che lo stia facendo sempre più spesso. E non è solo colpa della crisi.
(via il Fatto Quotidiano – Stefano Feltri – ottimo, da leggere per intero)
17 Giugno 2012
Monti: «Italia di nuovo in crisi, ne usciremo da soli». Sobrie stronzate.
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Monti: «Italia di nuovo in crisi, ne usciremo da soli. Ddl corruzione sarà legge». Ok, è il Pompiere della Sera, quel pezzettino di potere forte che, secondo Monti, non gli è più attaccato alla gonna. A parte qualche editoriale di Alesina e Giavazzi, che ha un peso specifico più alto della media e che talvolta canta fuori dal coro (anche per questioni di decenza), tutto il resto del Pompiere è un sostanziale inno alla fatua inconsistenza del prode Monti, un vero e proprio bellimbusto carico di apparente sobrietà, e per il resto vuoto come lo spazio intersiderale.
Insomma, Monti ci fa sapere che siamo di nuovo in crisi. Non ci eravamo accorti di esserne usciti: può darsi che lo stoccafisso montiano, nel corso delle varie sedute spiritiche con i sodali ministri del vuoto pneumatico, si sia sentito investire dalle sideree profondità della codiddetta forza. Deve aver sentito una voce che gli sussurrava «Che la forza sia in te». La forza di continuare a dire sobrie stronzate.