Io uso poco i contanti e una imposta che volesse penalizzarne l’utilizzo non mi darebbe granché fastidio. Sono un lavoratore dipendente e non ho simpatia per gli evasori per cui dovrei essere a favore della idea che Milena Gabanelli ripropone dalle pagine del Corriere.
C’è tuttavia una maledizione terribile che mi impedisce di farlo: dispongo di un cervello funzionante e ragionando brevemente sulla proposta mi sembra che sia inutile ai fini della lotta all’evasione e potenzialmente dannosa per i contribuenti onesti. Aggiungete la sgradevole ostinazione di mettere in discussione le cose che trovo incongruenti anche se le dice una giornalista famosa dalle colonne del Corriere della sera (più volte) oltre che da una trasmissione televisiva molto seguita ed ecco pronto questo pezzo tremendamente antipatico.
Le mie obbiezioni principali si possono riassumere così:
1- Tassare versamenti e prelievi in banca non ha effetti contro gli evasori perché i soldi in nero non transitano dalle banche e colpirebbe solo i cittadini onesti che usano intermediari finanziari
2- Esistono ostacoli pratici insormontabili legati alla natura dei mezzi di pagamento: scoraggiarne uno rende conveniente crearne di nuovi
3- Il costo finale che ricade sui consumatori non si può eliminare proibendolo per legge: le banche e gli intermediari riusciranno sempre (forti anche della scarsa concorrenza) a trasferirli sui clienti finali
In merito al punto 1 va rilevato che il nero funziona come un circuito parallelo: il locatore incassa in nero e poi spende in nero, idem il dentista o il macellaio. Tassare prelievi e versamenti non ha alcun effetto su questo circuito sul quale, per esempio, impatta il limite di importo per gli acquisti fatti in contanti (oggi 1000€). Col limite esistente, l’evasore ha difficoltà a spendere i soldi neri perché non può pagare in contanti più di 1000€. La tassa sui prelievi e versamenti invece non ha alcun effetto su chi incassa in contanti e poi spende questi contanti presso altri soggetti interessati ad evadere e colpirebbe invece chi è costretto dall’arretratezza del nostro sistema a fare pagamenti in contanti. […]
(leggi tutto su Linkiesta – Massimo Famularo)
21 Ottobre 2012
il Grande Fratello Fisco ci entrerà anche nelle mutande …
territoriarchico dagli-all'evasore, imposizione-fiscale, stato-tiranno Libertarian, Tartassati
Nel mondo orwelliano di 1984 i prolet erano consci di essere controllati attraverso il televisore sempre acceso (solo gli alti papaveri del partito avevano il diritto di spegnerlo). Nell’incubo beferian-tremontiano da cui nel 2012 non ci si sveglia, i sudditi saranno controllati senza nemmeno saperlo.
Dal 23 prossimo ottobre tutti i dati sul traffico telefonico e internet di tutti i residenti in Italia dovranno essere trasmessi all’Agenzia delle Entrate il cui direttore, il sub-comandante Attilio Befera ha firmato il 6 settembre scorso il provvedimento che rende obbligatorio per tutti gli operatori telefonici, mobili e fissi, di tutti gli internet service provider inclusi quelli in wi fi, l’obbligo legale di comunicare tutte le informazioni su ogni abbonato (che tra l’altro deve fornire il codice fiscale già quando compra una SIM). Per il Grande Fratello non esistono zone franche per la privacy, concetto peraltro borghese, deviazionista o peggio.
Si e’ sempre iniziato in questo modo a introdurre il totalitarismo in forma prima morbida poi sempre più soffocante man mano che gli anticorpi della società venivano indeboliti. Sempre con una scusa plausibile, il nemico esterno, i terroristi, gli speculatori. Si martella i cervelli fino al candeggio totale che si adotta una politica criminale contro la collettivita’ e contro i singoli per il loro bene, in nome dei loro interessi collettivi. Nell’era dei burocrati al governo dipinti come tecnici, la scusa per instaurate il controllo sociale sugli individui è l’evasione fiscale su cui viene montato un lavaggio del cervello mediatico senza tregua. E i cervelli candeggiati dagli spot sull’evasore con la barba lunga e lo sguardo truce subito applaudono contente come le scimmiette ammaestrate.
Una volta che i dati su cosa fai, cosa leggi, cosa compri, quanti soldi spendi, dove vai, con chi parli, saranno a disposizione del governo, della polizia, del pubblico ministero e delle autorità in generale (e ovviamente di chi li comprerà al mercato nero) senza che il cittadino (pardon, il suddito) nemmeno se ne renda conto (almeno in 1984 la gente sapeva di essere sotto osservazione costante attraverso il televisore) il passo per stabilire chi è buono e chi è cattivo e va rieducato è molto breve. Per i Befera di tutto il mondo e in tutti i periodi storici quando si ha un martello in mano tutto il resto ha l’aspetto di un chiodo. E voi che vi illudete di avere ancora una testa (persino pensante) vi accorgerete, tra non molto, che agli occhi di Equitalia si tratta di una ben misera capocchia.
(via noisefromamerika.org – Fabio Scacciavillani)
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